Siamo studenti, lavoratrici precarie, cittadini che osservano le politiche culturali praticate in città. Intorno a noi vediamo le istituzioni storiche torinesi: il Museo del Cinema, il Circolo dei lettori, il Teatro Stabile; il Centro Studi Gobetti, il Gramsci, l’Unione Culturale hanno radici profonde. Torino nei decenni è diventata una città “di cultura” anche grazie ai fondi pubblici spesso erogati dalle amministrazioni di sinistra.
Nel frattempo il Gobetti ha iniziato a cedere alcune sue proprietà, il Torino Film Festival ogni anno deve ridurre le spese, le casse del Comune sono vuote. Nel frattempo la Regione riduce di un terzo i fondi alla cultura; seguiamo con interesse le manifestazioni di protesta di alcuni lavoratori dello spettacolo, riuniti nel Comitato Emergenza Cultura. Nel frattempo la cultura diventa merce e i saperi confluiscono nell’universale scambio del mercato.Siamo poco inclini alla nostalgia e abbastanza coscienti che le evoluzioni del capitalismo globale non possano essere affrontate con le vecchie ricette. Per questovogliamo porre alcune questioni.Contro il dominio del privato (e della mercificazione dei saperi) ha ancora senso fare affidamento al pubblico e alle sue istituzioni? E quali contenuti culturali possono nascere se la loro esistenza dipende dai rapporti con le istituzioni o con i privati? Se dipende dalle relazioni con i partiti o dai finanziamenti della fondazione San Paolo? È possibile pensare a una cultura indipendente? In quali termini? Proprio in questo momento di crisi delle istituzioni e dei finanziamenti pubblici è possibile immaginare forme differenti di istituzionalità, progetti di sostenibilità culturale che sfuggano all’alternativa fra pubblico e privato? Dal buio della crisi crediamo che le evoluzioni storiche e economiche –anche drammatiche come quella attuale –possano aprire nuove sfide. A Roma, a Napoli, a Palermo, a Catania nascono nuove forme di sperimentazione politica e culturale: i teatri occupati scommettono sulla collettivizzazione degli strumenti di produzione della conoscenza, sulla cultura intesa come bene comune, sull’indipendenza dalle amministrazioni e dai gruppi finanziari.
E a Torino non succede nulla?
Domenica 17 marzo
Ore 17:00
Il Collettivo Epi Pantas vi invita a parlare di culture e di arti, spazi di autonomia e gestione collettiva presso il Circolo ARCI Oltrepo. Apriamoci alle rispettive esperienze, mettiamo sul piatto successi e difficoltà, progetti e dubbi sull’autonomia e sulla sostenibilità della cultura; incontriamoci, su di un terreno di sperimentazione quotidiana, per immaginare delle alternative.
Lavoratrici, professioniti, disoccupate, precari, amanti e curiosi sono invitati a portare le proprie esperienze e le proprie perplessità presso il circolo torinese che da cinque mesi è sede di gestione collettiva, tra grandi soddisfazioni e difficoltà.
Epi Pantas.
E a torino non si muove nulla?
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